Dimissioni volontarie – Consulenza legale
- Come dare le dimissioni
- Quando c’è giusta causa: avvocato
- Cosa fare se il datore di lavoro non le accetta
- Quando si possono contestare le dimissioni
- Preavviso: deve rispettarlo il lavoratore?
- Avvocato economico per controversie lavorative
In via generale è utile sottolineare che salvo casi particolari il lavoratore può dimettersi liberamente dal rapporto di lavoro senza fornire alcun tipo di giustificazione, salva però l’osservanza del tempo di preavviso previsto nel contratto di lavoro firmato con l’azienda o dal CCNL di riferimento. Solo in caso di giusta causa il dipendente può presentare le dimissioni in tronco.
Non di rado accade che alcuni lavoratori chiedano assistenza ad avvocati esperti in diritto del lavoro perché i loro capi non accettano le dimissioni presentate o addirittura in casi peggiori li minacciano di risarcimento danni. Bene, prima di tutto non occorre allarmarsi, ma informarsi sulle tutele che la legge dispone in favore dei lavoratori subordinati, i quali vista le insidie del diritto del lavoro e in genere della legge sono giustamente parte debole del rapporto.
È opportuno allora fornire alcune delucidazioni sul punto.
Come dare le dimissioni
Dal 2016, per dare le dimissioni non è più sufficiente scrivere e presentare una lettera al proprio datore di lavoro, ma occorre effettuare anche una comunicazione online mediante una procedura telematica tramite l’utilizzo della piattaforma Cliclavoro, al sito www.cliclavoro.gov.it. Il motivo per cui è stata introdotta questa previsione è quello di evitare la pratica illecita delle dimissioni in bianco, cioè un foglio in bianco firmato dal lavoratore già al momento dell’assunzione con la possibilità per il datore di utilizzarlo in futuro per mettere fine al rapporto lavorativo.
Le dimissioni volontarie possono essere presentata da tutti i lavoratori e lavoratrici che hanno un contratto di lavoro valido ed efficace.
Quando c’è giusta causa: avvocato
L’ipotesi di dimissioni per giusta causa sono disciplinate dall’articolo 2119 del codice civile, in cui è testualmente previsto che:
“Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto.”
Esempi in concreto di dimissioni per giusta causa si possono avere:
- in caso di mancato pagamento della retribuzione per diversi mesi
- qualora il lavoratore venga trasferito da una sede ad un’altra senza una valida motivazione
- quando il datore avanzi una pretesa di prestazioni illecite
- quando si è vittima mobbing, violenze sessuali fisiche o verbali ecc.
- se si subisce una modificazione peggiorativa della propria posizione lavorativa.
Cosa fare se il datore di lavoro non le accetta
Prima di porsi questa domanda, bisogna sapere che in verità quando il lavoratore presenta dimissioni per giusta causa il datore non può mai contestarle! L’unica cosa alla quale può opporsi il capo è la sussistenza o meno della giusta causa.
Quindi, le dimissioni in sé non possono essere contestate ma l’esistenza della giusta causa sì!
Naturalmente, il lavoratore qualora ottenga il rifiuto di sussistenza della giusta causa può rivolgersi al giudice competente in materia di cause lavorative, ovviamente previa consulenza legale con un avvocato, e chiedere l’accertamento della giusta causa allegando prove conformi a legge.
In caso di diniego anche da parte del giudice, le dimissioni del dipendente saranno sempre alide ma verrà detratta l’indennità prevista per il periodo di preavviso perché di fatto è come se il dipendente non avesse rispettato questo termine.
Quando si possono contestare le dimissioni
Le dimissioni volontarie presentate con regolare preavviso da parte del lavoratore non possono essere mai contestate dal datore di lavoro, perché il dipendente ha tutta la libertà di recedere dal contratto di lavoro.
L’unica ipotesi in cui può esservi respingimento delle dimissioni si ha nel momento in cui ci si dimette in tronco ritenendo sussistere una giusta causa. In questo caso il datore può opporsi qualora ritenga infondate le ragioni del dipendente.
Si ribadisce che il datore può opporsi alla presenza della giusta causa non alle dimissioni, quindi in ogni caso cessa il rapporto lavorativo.
Preavviso: deve rispettarlo il lavoratore?
Assolutamente sì, altrimenti il dipendente perde il diritto di ricevere l’indennità NASPI.
Avvocato economico per controversie lavorative
In un contatto di lavoro il dipendente figura sempre come parte debole del rapporto e spesso ha bisogno di essere tutelato da chi ha più esperienza in materia legale, soprattutto quando si lavora in ambienti “dispotici”. Nel caso qui analizzato la prima difesa parte dalla conoscenza dei propri diritti e doveri, quindi:
1. il lavoratore può sempre dimettersi volontariamente senza dare alcuna giustificazione;
2. deve però rispettare il periodo di preavviso previsto nel contratto di assunzione o nel CCNL di riferimento;
3. se c’è una giusta causa, le dimissioni possono avvenire in tronco senza rispetto di alcun preavviso; attenzione però perché se il datore di lavoro contesta vittoriosamente la sussistenza della giusta causa, si rischia di perdere l’indennità di preavviso.
Ecco, i tre aspetti essenziali che ciascun lavoratore deve conoscere in un primo momento, tuttavia ogni rapporto è a sé, ogni situazione può avere delle peculiarità differenti quindi sarà compito dell’avvocato suggerire al proprio cliente la strategia migliore di difesa.
Un buon avvocato sarà anche comprensivo delle esigenze e condizioni economiche del cliente, ragion per cui con una buona ricerca sarà possibile trovare un avvocato low cost più adatto al proprio caso a cui poter domandare un preventivo prima di avviare qualunque pratica.
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