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Avvocato: Cos’è il Daspo?


Cosa succede se ricevi il DASPO

Il Daspo è una misura di protezione che è stata introdotta nel nostro ordinamento specificamente per le liti negli Stadi, e quindi nel settore calcistico. Il termine Daspo significa appunto “Divieto di accedere alle manifestazioni sportive” anche se successivamente è stato esteso ad altri ambiti e ne sono un esempio il Daspo Urbano e il Daspo per i corrotti.

In origine, infatti, questa misura di prevenzione è nata proprio in relazione a spiacevoli episodi calcistici, la cui gravità ha raggiunto l’apice durante la finale di coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool, giocata il 29 maggio 1985 a Bruxelles. In questa occasione la violenza dei tifosi ultras inglesi ha causato la morte di 39 tifosi, per la maggior parte italiani.

Da qui, l’introduzione in Italia di questa misura con la legge del 13 dicembre 1989 n. 401, alla quale sono succeduti nel tempo diversi altri provvedimenti modificativi e integrativi della disciplina.

Cosa prevede il Daspo?

In linea generale, il Daspo è disposto nei confronti di quelle persone ritenute pericolose dalla legge e prevede il divieto di accesso nelle zone indicate nel provvedimento emesso dal Questore, ma anche in tutti i luoghi di sosta, passaggio e transito limitrofi.

La durata va da 1 a 5 anni, a seconda della pericolosità attribuita al soggetto destinatario e nei casi più gravi il Questore può anche imporre al destinatario l’obbligo di recarsi presso le forze dell’ordine durante lo svolgimento di una manifestazione sportiva.

A chi si applica il Daspo?

I soggetti destinatari di tale provvedimento, in base a quanto dispone l'art. 6 della legge del 13 dicembre del 1989 n. 401 sono:

a) coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza;

b) coloro che, sulla base di elementi di fatto, risultino avere tenuto, anche all’estero, sia singolarmente che in gruppo, una condotta evidentemente finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da porre in pericolo la sicurezza pubblica o da creare turbative per l’ordine pubblico nelle medesime circostanze di cui alla lettera a);

c) coloro che risultino denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei cinque anni precedenti per specifici reati previsti dalla legge e per i quali sarebbe opportuno chiedere consulenza ad un avvocato penalista;

d) soggetti indicati nel codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, anche se la condotta non è stata posta in essere in occasione o a causa di manifestazioni sportive.

Il divieto previsto dal Daspo può essere disposto anche nei confronti di soggetti minori di 18 anni che abbiano, però, compiuto il quattordicesimo anno di età. In questo caso il provvedimento è notificato a coloro che esercitano la responsabilità genitoriale su di loro (genitori, tutori ecc.).

Daspo urbano

Con il tempo il Daspo ha perso un suo specifico connotato di divieto per le manifestazioni sportive ed oggi è applicato anche per allontanare soggetti ritenuti pericolosi da alcuni luoghi della città. Si pensi ad esempio a ragazzi violenti che provocano risse davanti ai locali e che mettono a rischio la sicurezza delle altre persone, oppure a chi durante una manifestazione politica esprime in modo violento il proprio pensiero ecc.

Così, il sindaco o il questore competenti possono erogare una multa e un provvedimento di allontanamento da alcune zone della città (parchi pubblici, musei, istituti scolastici, locali ecc.) per quei soggetti ritenuti pericolosi per la quiete pubblica.

Chi riceve il Daspo dunque deve prestare attenzione a non frequentare i luoghi indicati nel provvedimento, altrimenti rischia di aggravare la propria situazione, ma in ogni caso si consiglia sempre di essere assistiti da un avvocato specializzato in misure di prevenzione e conoscere a priori la giusta condotta da adottare.

Daspo dei corrotti

Oltre al Daspo per le manifestazioni sportive e al Daspo urbano, i quali prevedono entrambi una limitazione fisica di accesso a determinati luoghi, la legge ha introdotto il Daspo per i corrotti.

Si tratta di una misura punitiva per chi ha subito una condanna per corruzione e prevede non un’interdizione fisica, bensì un’esclusione dai contratti con la Pubblica Amministrazione, quindi si viene estraniati dagli uffici pubblici.

Questa misura ha una durata che va da 5 a 7 anni e nei casi più gravi può essere definitiva.

Quanto dura il Daspo

La durata del Daspo varia a seconda della gravità del fatto commesso, si tratta di un potere discrezionale nell’ambito del quale il Questore deve tenere conto della pericolosità sociale insita nel soggetto.  

In genere, per casi non troppo gravi dura circa 12 mesi, ma nelle ipotesi in cui la pericolosità del soggetto destinatario è considerata alta, può arrivare fino a 5 anni.

Inoltre, in caso di condotte dolose reiterate nel tempo, il Questore può anche disporre che la durata del provvedimento vada dagli 8 ai 10 anni.

Se violo il divieto cosa succede?

In caso di violazione del divieto previsto dal provvedimento di Daspo è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria (multa) che va da 10.000 a 40.000 euro e la reclusione da 1 a 3 anni.

Come contestare il Daspo

Questa misura di allontanamento, con la relativa sanzione monetaria, è tecnicamente un provvedimento amministrativo e quindi, per l’impugnazione sono esperibili i rimedi previsti in generale dal diritto amministrativo.

Quindi, la contestazione del Daspo può essere fatta mediante:

- ricorso al Tar, entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento;

- ricorso gerarchico al Prefetto, sempre entro 60 giorno dalla notifica;

- ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, entro 120 giorni dalla notifica.

In tutte e tre le ipotesi si consiglia sempre di rivolgersi ad un avvocato esperto nel settore amministrativo e penale, perché i ricorsi contro la Pubblica Amministrazione sono caratterizzati da una marea di formalità e spesso il rigetto può dipendere proprio dall’assenza di un elemento documentale, o semplicemente da un ritardo nel deposito.

Avvocato penalista per difesa dal Daspo

Quando viene emesso un provvedimento di Daspo, questo per essere legittimo deve fondarsi su una valutazione minuziosa, la quale ha ad oggetto:

- la pericolosità del soggetto, valutando se i fatti indicati dal Questore possano costituire indizio sicuro della sua temibile condotta;

- l’adeguatezza della misura, soprattutto in relazione alla sua durata;

- le ragioni di necessità e urgenza che hanno spinto il Questore ad emettere il Daspo.

Se si ritiene di essere stati ingiustamente destinatari di una misura del genere, si consiglia di contattare il prima possibile un avvocato penalista per valutare il da farsi ed eventualmente ricorrere contro il provvedimento emesso dal Questore, se iniquo e non giustificato. Ad esempio, l’avvocato potrebbe ottenere la riduzione della durata del Daspo, la limitazione dei luoghi in cui è previsto il divieto di accesso, o anche il suo completo annullamento.

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