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Cos’è il provvedimento disciplinare: avvocato


Avvocato: cos’è un provvedimento disciplinare?

Nell’ambito del rapporto di lavoro, è chiaro a tutti che c’è una differenza di ruoli alla quale è correlata una differenza di poteri. Il datore di lavoro, parte forte nel rapporto contrattuale, ha un incisivo strumento di tutela dei propri interessi rappresentato dall’esercizio del potere disciplinare regolato dall’articolo 2106 del codice civile, in forza del quale si dispone che:

“L’inosservanza del dovere di diligenza, di obbedienza o dell’obbligo di fedeltà può dar luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari secondo la gravità dell’infrazione”.

Il rimprovero disciplinare, se legato a situazioni gravi, può porsi come la fase di avvio del procedimento disciplinare che generalmente prevede una prima contestazione mediante la quale l’azienda comunica al lavoratore la violazione dal medesimo commessa, e la relativa sanzione che intende applicare.

Quali sono gli obblighi del lavoratore

Oltre al rispetto del vincolo di subordinazione derivante dal contratto di lavoro sottoscritto, il lavoratore deve rispettare anche una serie di altri obblighi o meglio doveri comportamentali.

Nello specifico, ci riferiamo:

- all’obbligo di diligenza, sancito dallo stesso articolo 2104 del codice civile in forza del quale il lavoratore nello svolgimento delle proprie mansioni deve prestare la massima attenzione alle richieste dell’azienda e soprattutto la sua attività deve essere finalizzata alla realizzazione degli scopi aziendali, quindi tesa sempre a migliorare e non confinata a compiti ripetitivi e standard;

- all’obbligo di obbedienza, ovvero al rispetto delle richieste che vengono dall’alto, sempre che siano lecite e non lesive di alcuno dei suoi diritti. Si pensi ad esempio al capo che obblighi il suo dipendente ad uccidere qualcuno, si tratta ovviamente di una richiesta assurda che non va assecondata.

Fedeltà del lavoratore

Al di là degli obblighi strumentali all’attività lavorativa concreta, quali appunto la diligenza e l’obbedienza, fondamentale è anche la fedeltà che il lavoratore ha verso l’azienda in cui lavora.

I rapporti di lavoro sono fondati prima di tutto sul rispetto, sull’onestà e sulla fiducia tra dipendenti e datori di lavoro, tanto che la legge prevede un vero e proprio obbligo di fedeltà.

Questo consiste nel:

- non divulgare notizie dell’azienda;

- non svolgere attività concorrente;

- non intrattenere affari con aziende che svolgono attività simili;

- salvaguardare informazioni sensibili dell’azienda.

La mancata osservazione di questo obbligo potrebbe comportare gravi conseguenze economiche e sociali per l’impresa presso cui si lavora, si pensi ad esempio al discredito sociale in seguito alla diffusione di notizie relative ai debiti della società o al suo prossimo fallimento.

Sanzioni disciplinari: avvocato

Le sanzioni disciplinari da irrogare nei confronti del lavoratore subordinato che ha compiuto delle violazioni variano a seconda della gravità del fatto commesso o omesso. Possiamo distinguere tra:

- rimprovero verbale;

- rimprovero scritto, in cui viene indicata la violazione e la sanzione correlata;

- diminuzione dello stipendio, per massimo 4 ore;

- sospensione dal lavoro per massimo 10 giorni, che naturalmente non verranno retribuiti;

- trasferimento in un’altra sede, se ad esempio il la voratore presenta problemi di collaborazione e/o convivenza con gli altri colleghi;

- licenziamento, nelle ipotesi gravissime.

Licenziamento per giusta causa

La sanzione più grave in assoluto che può essere comminata al lavoratore è il Licenziamento per giusta causa, per il quale non è previsto il rispetto di alcun termine di preavviso e determina la cessazione immediata del rapporto di lavoro. Le ipotesi più frequenti sono:

- presentazione di un certificato medico falso, ad esempio con aggiunta di giorni di malattia;

- ripetute assenze ingiustificate;

- commissione di reati;

- furti sul luogo di lavoro.

In questi casi si verificano circostanze tanto gravi da rendere impossibile la continuazione del rapporto di lavoro e sicuramente rientrano tra le cause più difficili che gli avvocati si trovano a gestire.

Da un lato l’interesse del datore di lavoro a volersi liberare di una risorsa poco affidabile e dall’altro le pretese del lavoratore che sostiene di non aver compiuto azioni tanto gravi.

Procedimento disciplinare: le fasi

Il provvedimento disciplinare segue una specifica procedura, salva l’ipotesi di licenziamento per giusta causa il cui effetto è immediato.

Il primo step è la Contestazione, mediante la quale il datore di lavoro comunica in forma scritta al lavoratore le irregolarità commesse e la sanzione che intende applicare.

In seguito, vi è la fase della difesa, con cui si prevede la facoltà per il dipendente di fornire spiegazioni su quanto accaduto, ma ciò deve avvenire nel tempo massimo di 5 giorni dalla ricezione della contestazione scritta.

Dopo aver dato al dipendente la possibilità di spiegarsi, il datore di lavoro prende una decisione ed emette un provvedimento disciplinare contenente la sanzione da applicare, che però potrà essere impugnato dal lavoratore.

Avvocato per impugnare il provvedimento disciplinare

Per impugnare il provvedimento occorre inviare una lettera raccomandata al proprio datore di lavoro entro 60 giorni dall’avvenuta notifica del provvedimento disciplinare, e inoltre entro 180 giorni dalla stessa data è necessario depositare un ricorso al Tribunale competente.

Si consiglia, in questi casi, di rivolgersi tempestivamente ad un avvocato del lavoro che possa fornire una consulenza legale ad hoc per il proprio caso specifico.

Va detto, che un provvedimento disciplinare ha effetti molto negativi sulla carriera del dipendente, oltre alle conseguenze immediate legate al licenziamento o alla detrazione di parte dello stipendio, quindi scegliere un buon avvocato che si occupi della propria difesa in giudizio è importante e va fatto nel più breve tempo possibile.

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