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Pensione anticipata – Consulenza legale


Pensione anticipata: posso lavorare?

Dopo tanti anni di lavoro e contributi versati, la pensione rappresenta certamente un traguardo per vivere il resto della propria vita in tranquillità, godendosi la “vecchiaia”. Non per tutti è così. Per alcune persone, infatti, continuare a lavorare dopo la pensione rappresenterebbe oltre che un modo per tenersi occupati anche un’utile entrata economica, considerando che l’importo della pensione percepita varia a seconda del tipo di lavoro svolto negli anni e dei contributi versati.

Ciò vuol dire che alcuni pensionati non percepiscono somme altissime e allora preferirebbero affiancare a questa entrata anche qualche lavoretto.

Inoltre, dobbiamo anche considerare che alcune persone vanno in pensione a 60 anni con 38 anni di contributi (Quota 100) oppure a 62 anni sempre con 38 anni di contributi (Quota 102), quindi ad un’età alla quale oggi è ancora possibile reinventarsi.

Si può lavorare dopo la pensione? Avvocato risponde  

Il problema relativo a questa domanda è che chi lavora durante la pensione anticipata potrebbe subire delle decurtazioni, in quanto occorre rispettare un tetto limite oltre il quale scatta il divieto di cumulo tra pensione anticipata e reddito da lavoro.

In linea di massima, da gennaio 2009 tutte le entrate economiche derivanti da lavoro sono diventate cumulabili con le pensioni di vecchiaia, di anzianità e anche con alcune forme di pensione anticipata.

Tra queste ultime, però, fanno eccezione le forme Quota 100 e Quota 102 per le quali il divieto di cumulo è stato reintrodotto.  La sanzione in caso di mancato rispetto di detto divieto è la sospensione della pensione anticipata finché non si raggiungerà la pensione di vecchiaia.

Pensione Quota 100 e Quota 102

Nella maniera più sintetica possibile cerchiamo di individuare le caratteristiche principali delle pensioni anticipate Quota 100 e Quota 102.

In sostanza la "Quota 102" si rivolge ai nati entro il 1958 che raggiungono tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2022 i 38 anni di contributi. La Quota 100, invece, si rivolge ai nati entro il 1960 che raggiungono i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.

Sia la pensione in Quota 100 che la Pensione Quota 102 non sono cumulabile con altri redditi da lavoro autonomo o subordinato, anche se prodotti all'estero, relativi ad attività svolte successivamente alla decorrenza del trattamento e sino al compimento dell'età per il pensionamento di vecchiaia (67 anni). Il cumulo reddituale è consentito unicamente con redditi da lavoro autonomo occasionale che non superino inderogabilmente la sogli di 5.000 euro lordi all’anno.

Pensione anticipata per la donna

Tra le varie opzioni di pensione è prevista anche la cd. Opzione Donna, introdotta nel 2004 e che permette alle donne lavoratrici autonome o dipendenti di uscire dal lavoro all’età di 57 anni per le dipendenti e 58 anni per le lavoratrici autonome, ma che in entrambi casi debbano avere 38 anni di contributi alle spalle.

Questa misura è stata confermata anche per tutto il 2022. Quanto al 2023 c’è tanta attesa per la riforma delle pensioni.

Ad ogni modo, per la pensione opzione donna non esiste alcun divieto di cumulo, quindi è possibile svolgere attività lavorativa che comporta la percezione di redditi da lavoro autonomo o dipendente.

Quali redditi fanno cumulo con la pensione

I redditi cumulabili che incidono sull’importo della pensione sono i seguenti:

- tutti i redditi assoggettabili ad Irpef, ad esclusione di alcuni;

- i redditi da lavoro autonomo sottratti i contributi previdenziali obbligatori;

- i redditi prodotti all'estero;

- le pensioni estere dirette.

Ci sono però alcuni redditi che non influiscono sulla misura della pensione, ovvero gli anticipi del TFR, le pensioni sociali, gli assegni di invalidità e simili.

Chi lavora dopo la pensione versa i contributi?

Naturalmente se si continua a lavorare dopo la pensione è automatico il dovere di versare contributi all’INPS. Questi contributi, infatti, contribuiranno ad aumentare l’importo della pensione che già viene riconosciuta al pensionato-lavoratore.

Tuttavia, tale incremento non è automatico, ma occorre una specifica richiesta con le relative tempistiche burocratiche.

Si può chiedere l’incremento della pensione solo dopo 5 anni o dopo 2 anni per coloro che hanno già superato l’età pensionabile.

Quale contratto di lavoro si fa al pensionato?

Chiarito che, nel rispetto di alcune condizioni anche i pensionati possono lavorare, è bene precisare che da un punto di vista contrattuale non esiste un contratto di lavoro subordinato ad hoc per i pensionati.

Certo è che esistono contratti di lavoro con agevolazioni maggiori per chi è avanti con l’età, ad esempio con il contratto di lavoro a prestazione occasionale il pensionato non è costretto a rispettare orari di lavoro inderogabili, oppure nel caso di contratto di lavoro a chiamata in cui non è prevista una presenza fissa e giornaliera.

Ad ogni modo, ciò non significa che gli altri contratti di collaborazione subordinata siano vietati per i pensionati.

Consulenza legale avvocato del lavoro

Considerata l’età dei pensionati e considerato che oggi il mercato del lavoro è molto insidioso oltre che agguerrito, sarebbe opportuno avere un colloquio preventivo con un buon avvocato del lavoro, in modo da avere una panoramica ben precisa della situazione economico-finanziaria odierna e individuare con maggior consapevolezza il settore più in linea con le proprie competenze professionali.

Attraverso questo portale è possibile richiedere una consulenza legale ad un avvocato gratis, al fine di fissare un primo appuntamento presso il suo studio e avere tutte le informazioni relative ai contratti di lavoro più affini ad un pensionato oltre che conoscere i limiti di compatibilità e cumulabilità tra la pensione già percepita e i redditi di lavoro.

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