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Avvocato: tutto sui ricorsi contro l’INPS


Ricorso Inps: chi paga l'avvocato?

Oltre alle "classiche" prestazioni Inps (pensioni, invalidità, accompagnamento ecc.) in questo periodo alla base dei ricorsi all'Inps potrebbe esserci il mancato accredito di bonus previsti per il Covid-19 (bonus 600 euro autonomi, bonus babysitter ecc.). Chi pensa di averne diritto e non ha ricevuto un pagamento può fare ricorso.

Ma in caso di sconfitta chi paga l'avvocato e le spese legali? Alcune persone si scoraggiano perché temono che, in caso di sconfitta, dovranno rimborsare anche le spese processuali della controparte. E' proprio così? Una risposta secca non sarebbe corretta, dipende dal tipo di ricorso proposto e in parte anche dalla difesa preparata dal proprio avvocato di fiducia.

Come si fa un ricorso all’INPS

Prima di tutto occorre sottolineare che per presentare ricorso all’INPS non è obbligatoria l’assistenza legale dell’avvocato ma è fortemente consigliata per ottenere un esito positivo.

Chiarito questo, il ricorrente deve:

- indicare il provvedimento che ritiene lesivo nei suoi confronti;

- esporre le motivazioni per cui intende presentare ricorso;

- allegare le prove utili a sottolineare gli errori commessi dall’INPS;

- allegare i propri documenti di riconoscimento.

Se manca l’atto contro il quale si vuole ricorrere, il ricorso è ovviamente nullo perché privo dell’oggetto.

Quali sono i tempi per un ricorso?

In genere i tempi e le modalità per presentare ricorso all’INPS sono indicati nella comunicazione del provvedimento e nel regolamento di riferimento.

Però, nella maggior parte dei casi il termine è di 90 giorni decorrenti dalla data di notificazione del provvedimento che si intende annullare. Se il termine coincide con un giorno festivo, allora questo comincerà a decorrere dal primo giorno utile.

Solo per le questioni attinenti alle comunicazioni della Gestione Dipendenti Pubblici, il termine di presentazione è di 30 giorni decorrenti dalla data di notificazione del provvedimento. 

Chi può fare ricorso all’INPS: Avvocato risponde

La legge prevede che possano presentare ricorso all’INPS:

- i datori di lavoro;

- i lavoratori dipendenti iscritti all’assicurazione Generale Obbligatoria, cd. AGO;

- i lavoratori dipendenti iscritti alla Gestione Separata e alle forme esclusive dell’AGO.

Con alcune particolarità, i ricorsi amministrativi possono essere presentati anche da datori di lavoro e lavoratori di pubbliche amministrazioni.

Cosa succede dopo il ricorso all’INPS

In primis la presentazione del ricorso contro l’INPS interrompe il decorso dei termini di prescrizione.

In secondo luogo, gli esiti possibili sono due:

- o il ricorso viene accolto e in questo caso le nostre richieste vengono accolte;

- o il ricorso viene rigettato e allora sarà necessario presentare un ulteriore ricorso alla Corte dei Conti entro il termine di 3 anni, decorrenti dalla data del provvedimento di rigetto.

Questa ultima soluzione è valida anche quando l’INPS, non rigetta esplicitamente il ricorso ma omette di rispondere (cd. Mancata risposta dell’INPS).

Pensione bassa: come fare causa all’INPS?

Quando si riscontra un errore da parte dell’INPS relativo all’erogazione della pensione di un importo più basso rispetto a quello spettante, la prima cosa da fare è presentare un ricorso amministrativo, che rappresenta proprio uno step necessario per procedere successivamente ad una causa contro l’Istituto previdenziale, in caso di esito negativo del ricorso stesso.

Nello specifico, quando il problema riguarda l’importo della pensione, nel ricorso bisognerà domandare la ricostituzione della pensione. La domanda di ricostituzione è soggetta ad un termine di decadenza o meglio, la domanda di per sé può essere inviata in qualunque momento, ma poi le rate di pensione che non sono state accreditate sono soggette a termini di prescrizione.

È quindi utile ascoltare prima il parere legale di un avvocato, per poi procedere con l’azione giusta.

Ricalcolo della pensione

Dopo aver presentato ricorso per la ricostituzione della pensione, in caso di esito positivo, la pensione verrà ricalcolata tenendo conto della nuova situazione contributiva del ricorrente.

Naturalmente, se la ricostituzione comporta un aumento della pensione allora saranno corrisposti tutti gli arretrati, se invece la ricostituzione comporta una diminuzione degli importi pensionistici allora la pensione sarà erogata nel suo esatto ammontare e quelle somme percepite indebitamente saranno restituite all’INPS in un’unica soluzione, oppure a rate.

Avvocato per causa contro INPS

Come già precisato, è possibile fare causa all’INPS solo dopo aver presentato ricorso e nel caso in cui questo abbia avuto esito negativo. È evidente che se il ricorso ha avuto esito positivo non sarà necessario avviare la causa perché le nostre richieste saranno già state accolte.

A seconda delle motivazioni la causa deve essere proposta a specifiche autorità giudiziali:

- al Giudice previdenziale per le questioni inerenti agli infortuni sul lavoro, agli assegni familiari, alle assicurazioni a favore dei lavoratori ecc.;

- alla Corte dei Conti per le pensioni o per le indennità derivanti da guerra per i militari;

- al Tar per le questioni attinenti agli interessi legittimi;

- al Tribunale ordinario per le problematiche legate alla previdenza complementare.

Presentare una causa vuol dire instaurare un giudizio contro l’INPS e ciò comporta inevitabilmente la difesa legale di un avvocato per la tutela dei propri interessi e per essere certi di percorrere l’iter giusto, con rispetto di tutti i termini di decadenza, presentazione di documenti e argomentazioni vincenti.

Ricorso Inps: quali spese legali si affrontano

Andiamo per ordine: ad inizio causa, come avviene in tutti i processi civili, bisognerà anticipare le spese processuali corrispondendo un contributo unificato che serve proprio ad avviare l'iter. Inoltre, ci sarà da considerare la parcella del proprio difensore legale e, se intervengono, le perizie dei consulenti tecnici. A fine processo il giudice emetterà sentenza addebitando le spese processuali alla parte che soccombe in giudizio.

Non sempre però c'è condanna alle spese processuali: in alcuni casi, sebbene rari, il giudice potrebbe optare per la cd «compensazione delle spese». Quando ciò accade, in buona sostanza, ognuna delle parti deve pagare la parcella del proprio avvocato ma non rimborsare l'altra. I casi tipici sono:

  • Accettazione parziale della domanda
  • Caso particolarmente complesso o che ha aperto una nuova giurisprudenza.

Quanto costa fare un ricorso all’INPS: Avvocato

In linea di massima i costi per presentare un ricorso contro l’INPS si differenziano in Fissi e Variabili.

Nei costi fissi rientra il Contributo Unificato che deve essere pagato per instaurare il giudizio, e che dovrebbe essere di circa 43 euro.

I costi variabili invece, sono rappresentati in primis dal compenso dell’avvocato che dipenderà dal preventivo da lui predisposto e alle spese legali.

Considerando che spesso le spese legali da affrontare per presentare un ricorso sono più gravose rispetto alle somme che dovrebbero essere pagate all’INPS, la maggior parte delle persone decide di lasciar perdere e di non contestare gli eventuali errori della Pubblica Amministrazione.

Ma non è giusto, e allora l’alternativa sarebbe quella di cercare disperatamente un avvocato economico, facendo però attenzione alla sua preparazione e specializzazione in materia, che è fondamentale per vincere il ricorso.

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