Accordo per separazione consensuale: posso tirarmi indietro in caso di tradimento scoperto dopo?
Spesso le cause di divorzio scatenano una guerra in tribunale. Rari (e per certi versi fortunati) i casi in cui si arriva all'accordo per una separazione consensuale. Di solito questo accade quando i due coniugi prendono appunto la decisione di separarsi di comune accordo per incompatibilità ormai insuperabili oppure per disinnamoramento di uno o entrambi. Più difficile che sia abbia la calma e la lucidità di addivenire ad un accordo consensuale quando la separazione va addebitata ad uno dei due. Ma che cosa succede se, dopo l'accordo (ma prima che il ricorso congiunto sia depositato in tribunale), escono colpe e dettagli nuovi che fanno dubitare delle scelte fatte?
Nell'iter di separazione consensuale, l'accordo congiunto viene firmato, depositato in tribunale e omologato dal Presidente con apposito decreto. Di fatto il giudice si limita ad un controllo la legalità delle condizioni fissate per poi dare efficacia all'accordo che non sarà modificabile o ritrattabile.
Ne consegue che all'udienza di comparizione dinanzi al Presidente, i coniugi che si stanno separando devono manifestare di essere d'accordo. Altrimenti uno dei due è ancora in tempo, in questa fase, per tirarsi indietro. Questo è ancor più vero ora che l'emergenza sanitaria ha imposto nuove regole. I coniugi infatti, per ragioni di sicurezza, non compaiono in udienza di persona. Ecco perché i giudici chiederanno il deposito telematico entro sette giorni prima della data fissata per l'udienza delle dichiarazioni sottoscritte dalle parti. E' previsto che, entro 5 giorni da questa udienza non fisica, le parti possano revocare il consenso dato tramite deposito di rinuncia digitale. Se manca l'accordo si procede con separazione giudiziale. Oppure, magari con l'assistenza dell'avvocato divorzista, si possono provare ad ottenere condizioni più favorevoli per la separazione consensuale.
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