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Le Imposte Comunali


Le Imposte Comunali sono chiamate così poiché costituiscono il gettito in entrata per i Comuni. La nostra Costituzione, all’articolo 53, prevede che tutti i cittadini siano chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva. Dunque, le spese che i Comuni sono tenuti ad affrontare sono coperte, in parte dai trasferimenti erariali provenienti direttamente dallo Stato e, in parte dai Tributi pagati dai contribuenti. I principali Tributi Locali sono l’IMU, la TASI, la Tari, l’Imposta comunale sulle pubbliche affissioni, la Cosap, l’Addizionale Regionale Irpef e l’Addizionale comunale sull’Energia Elettrica.

L’addizionale Regionale Irpef è, come dice la parola, quella percentuale in aggiunta alla tassazione dell’Irpef, destinata al Comune, mentre la Cosap è il Canone dovuto per le occupazione delle Aree Pubbliche.imposte comunali

IMU e TASI: consulenza legale

Come noto l’IMU, imposta municipale unica e la Tasi, tributo sui servizi indivisibili, sono Tributi riferibili agli immobili, fatta eccezione per i casi di esenzioni previsti dalla legge, come nel caso di abitazione principali o di terreni agricoli. Tralasciando quelli che sono i dettagli dell’Imposta, si può dire che l’Imu (ovvero l’Imposta Municipale Unica) è un’imposta di tipo patrimoniale poiché va a colpire il patrimonio del contribuente, proprio come una volta lo era la vecchia ICI.

Chi paga l’ IMU e la TASI?

Chiariamo subito che né l’IMU né la TASI si pagano sull’ “abitazione principale”, che però è un concetto diverso da quello di “abitazione prima casa”. L’abitazione principale è l’immobile dove si ha la residenza anagrafica e dove si risiede abitualmente. IMU e TASI non si pagano neppure sulle pertinenze dell’abitazione principale, ad esempio box auto, rimesse, stalle, magazzini, locali di deposito e tettoie. Però, l’esenzione è prevista solo su una unità per categoria, ad esempio se ho due box, su uno non si paga nulla, sull’altro si pagheranno entrambe le imposte, IMU e TASI.

Immobili di Lusso

Se l’abitazione principale è un immobile di lusso, cioè si tratta di un’abitazione signorile, di una villetta oppure di un palazzo storico e di interesse artistico, l’esenzione per IMU e TASI non si applica, quindi dovranno pagarsi entrambe le imposte.

Esenzioni IMU: Avvocato Tributarista

L’IMU è una tassa sulla proprietà, quindi la paga solo il proprietario di casa. Di conseguenza, il singolo che vive in affitto in un appartamento non dovrà pagare l’IMU. Inoltre, sono previste anche altre esenzioni: case popolari, casa assegnata dal giudice all’ex coniuge, casa su cui il coniuge superstite ha il diritto di uso e abitazione, caserme militari e terreni di imprenditori agricoli professionali o coltivatori diretti.

Esenzioni TASI

Diversamente dall’ IMU, la TASI ricade in parte anche sugli inquilini di un appartamento, che devono pagare una quota compresa tra il 10% e il 30% a seconda di quanto viene stabilito dal Comune di riferimento. Tuttavia, anche per chi è in affitto può scattare l’esenzione e precisamente in due casi:

- se il contratto ha una durata inferiore a sei mesi, nello stesso anno solare;

- se l’immobile è utilizzato come abitazione principale.

Al di là di ciò, anche per la TASI, come per l’ IMU, c’è una lista di immobili esentati totalmente dal pagamento, tra essi sono inclusi gli alloggi sociali, la casa assegnata all’ex coniuge, le case di cooperative edilizie, i terreni agricoli e le case di anziani o disabili residenti in istituti di ricovero.

Cos’è la TARI: Avvocato

Dal 2014, invece, al posto della vecchia Tares è stata introdotta la Tari ovvero la Tassa sui Rifiuti a copertura dei costi, dei quali si fa carico il Comune, per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Il presupposto per l’applicazione della TARI è la detenzione o il possesso di beni immobili adibiti a qualsiasi uso e il Tributo varia a seconda del numero degli occupanti, nonché in base alla tipologia dell’immobile, al suo uso ed alla sua ubicazione.

Come ridurre la TARI

La Tassa sui rifiuti è pagata da tutti coloro che a qualsiasi titolo occupano dei locali del territorio comunale. Ad esempio le famiglie, per le utenze domestiche, la pagano per le abitazioni principali o secondarie, mentre le imprese la pagano per le sedi che utilizzano, quindi uffici, negozi, magazzini, capannoni industriali o laboratori. Cosa può fare un’azienda per ridurre il pagamento di questa imposta? In primo luogo potrebbe migliorare la differenziazione dei rifiuti, oppure porre in essere comportamenti strategici per ridurre il quantitativo di rifiuti, ma entrambi questi rimedi non avranno effetti immediati, bensì a lungo termine.

In secondo luogo, soluzione più concreta sarebbe la valutazione della superficie sulla quale viene calcolata la Tari e informarsi se sul Comune di residenza ci sono possibilità di ottimizzazione circa i metri quadrati di cui tener conto. Infatti, alcune zone possono essere escluse dal computo della TARI. Infine, è sempre buona norma informarsi sulla previsione di agevolazioni a livello locale compatibili con il proprio caso di specie, attività che potrebbe essere compiuta più facilmente con l’ausilio di un professionista legale in materia tributaria.

Il mancato pagamento delle Imposte Comunali: il Ravvedimento Operoso

L’articolo 13 del D.LGS 472/1997 disciplina il Ravvedimento Operoso. Detto procedimento è applicabile, in generale, in caso di mancato spontaneo pagamento dei Tributi da parte del contribuente tenuto a farlo. Dunque, il contribuente moroso oppure non adempiente può richiedere spontaneamente il Ravvedimento Operoso per regolarizzare la propria posizione e tale particolare strumento è utilizzabile solo qualora non vi siano già state contestazioni o sanzioni emesse dalla Competente Autorità.

In materia di Imposte Locali, il Ravvedimento Operoso, a sua volta, si differenzia in “Ravvedimento Sprint” che prevede la possibilità di regolarizzare la propria posizione entro 15 giorni dalla scadenza per il versamento, il “Ravvedimento Breve” che invece è applicabile dal quindicesimo al trentesimo giorno di ritardo, il “Ravvedimento Medio” applicabile dal trentesimo al novantesimo giorno di ritardo ed infine il “Ravvedimento Lungo” applicabile oltre il 90esimo giorno di ritardo. La percentuale e dunque l’importo delle sanzioni varia a seconda del tipo di ravvedimento richiesto, così come anche la percentuale di interessi applicabile al contribuente. Dunque, se ritieni di dover ricorrere allo strumento del Ravvedimento Operoso e non sai come fare, o se comunque hai omesso il pagamento dei tributi dovuti o sei stato destinatario di un avviso di accertamento è sempre consigliabile rivolgersi ad un Avvocato Specializzato nella materia Tributaria per esporre il tuo caso.

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