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Avvocato per Licenziamento – Consulenza Legale


Nella maggior parte dei casi a lui proposti, un Avvocato Esperto in Licenziamento sarà chiamato intuitivamente a difendere lavoratori licenziati ingiustamente e in modo illegittimo, cioè senza giusta causa o senza che siano state rispettate le tempistiche in merito al preavviso.

Ma esiste anche la controparte della causa: ci sarà un Avvocato Giuslavorista chiamato a difendere il datore di lavoro dalle accuse infondate di lavoratori che sporgono vertenza dopo il licenziamento. In entrambi i casi la Specializzazione dell’Avvocato o dello Studio Legale in materia di licenziamenti e risoluzioni dei contratti di lavoro in genere, assicura aggiornamento su una materia che è in continua evoluzione e presenta cavilli da conoscere nel dettaglio perché potenzialmente in grado, in ogni caso, di far pendere l’ago della bilancia dei giudici da una parte o dall’altra.licenziamento ingiusto

Licenziato ingiustamente? Contatta l' avvocato online

Sicuramente a livello numerico le richieste provenienti dai lavoratori licenziati sono più numerose perché, in molti casi, l’azienda dispone già di uno studio legale interno che la rappresenti. Peraltro il lavoratore è ritenuto in linea generale dal nostro ordinamento la parte contraente più debole in un rapporto di lavoro, perché si tiene conto dello stipendio come sostentamento e quindi occorre fare attenzione che la busta paga non diventi nella mani dei datori di lavoro uno strumento di ricatto per imporre clausole vessatorie o condizioni di lavoro illecite o sconvenienti.

A questo proposito l’attività svolta dai consulenti legali consiste nel garantire il rispetto delle condizioni minime di lavoro, garantite anche dal Contratto collettivo nazionale di lavoro CCNL, ma anche la serenità del rapporto di lavoro, si pensi ad esempio al lavoratore vittima di mobbing, di discriminazione per la nazionalità, per il sesso o per l’età.

Come difendersi da un licenziamento ingiusto

Cosa possiamo fare in caso di licenziamento ingiusto? Prima di tutto occorre sottolineare che il licenziamento deve necessariamente essere notificato per iscritto, quindi il datore di lavoro deve inviare immediatamente una comunicazione al lavoratore, dalla quale si possano evincere anche le motivazioni su cui si basa il licenziamento.

A questo punto, il lavoratore, qualora ritenga che ci sia una illegittimità del provvedimento espulsivo deve agire entro 60 giorni, ma ovviamente in questo caso sarebbe preferibile rivolgersi ad un professionista legale, oppure ad una sigla sindacale.

Ad ogni modo, la prima azione da compiere è redigere una lettera di contestazione di proprio pugno attraverso la quale si comunica al datore di lavoro di voler impugnare il licenziamento, successivamente alla lettera bisognerà fare ricorso giudiziale presso il Tribunale del Lavoro entro 180 giorni.

Tutti i motivi di licenziamento: consulenza legale

L’interruzione del rapporto di lavoro non sempre è illegittima o ingiusta, infatti bisogna prendere in considerazione anche la posizione del datore di lavoro che per ragioni del tutto lecite decide di diminuire il suo personale o di sostituirlo. 

Un licenziamento è legittimo soltanto quando vi sia una giusta causa, ovvero una circostanza tanto grave da compromettere del tutto il rapporto fiduciario tra datore di lavoro o lavoratore, ad esempio il lavoratore che effettua un furto in azienda, oppure il dipendente che attenti alla vita del datore di lavoro o dei suoi colleghi. In questo caso il licenziamento avviene in tronco, senza preavviso.

Ancora, il licenziamento può derivare anche da altri comportamenti personali del lavoratore, si pensi alle assenze ingiustificate, ai ritardi che si prolungano nel tempo. Infine, l’interruzione del rapporto lavorativo può dipendere da condizioni squisitamente oggettive, come nel caso del datore di lavoro in crisi che necessita di diminuire il suo personale per ragioni attinenti al fatturato, oppure ha esigenza di chiudere un’unità operativa, o di riorganizzare la propria attività produttiva.

Quando un licenziamento è illegittimo?

In termini generali il licenziamento è illegittimo, nel momento in cui si ha:

- Licenziamento discriminatorio, quando si realizza per motivi estranei al rapporto di lavoro ma che riguardano questioni personali del lavoratore, ad esempio la nazionalità, la presenza di disabilità, il sesso ecc.;

- Licenziamento ritorsivo, dettato da una situazione di astio che si crea tra lavoratore e datore di lavoro, si pensi ad esempio ad una donna che non ceda alle avance del proprio capo;

- Licenziamento per malattia

- Licenziamento per età, in quanto i dipendenti che raggiungono l’età pensionabile possono scegliere di andare in pensione o di continuare a lavorare, in questo caso un licenziamento sarebbe illegittimo se fondato esclusivamente sull’anzianità.

La prima mossa da fare, quando si è stati licenziati per uno di questi motivi è rivolgersi subito ad uno Studio legale competente in licenziamenti, per impugnarlo e promuovere una causa in giudizio contro il datore di lavoro. La nostra Costituzione tutela il lavoro come uno dei beni più importanti della collettività ed è fondamentale affidarsi al giusto avvocato per difendere i propri diritti.

Dipendente a tempo indeterminato: quando si può licenziare?

Per legge, se si ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, il licenziamento può realizzarsi solo in due ipotesi:

1. Comportamento colpevole o in mala fede del lavoratore, ovvero il cosiddetto “Licenziamento disciplinare”;

2. Questioni legate alla struttura aziendale, cioè la necessità di chiudere un settore, fronteggiare una crisi del mercato o migliorare la produttività tagliando gli sprechi, ovvero il “Licenziamento per giustificato motivo oggettivo”.

Tuttavia, si ritiene che il licenziamento possa realizzarsi anche quando il datore di lavoro ritenga che la risorsa del lavoratore non sia più utile alla sua impresa, perché egli ha il diritto di organizzare nel modo più proficuo la sua compagine lavorativa.

Che differenza c’è tra dimissioni e licenziamento?

Non di rado capita che un dipendente si sia stufato del luogo di lavoro o delle mansioni che svolge e allora chiede al proprio datore di lavoro di essere licenziato, magari per beneficiare della disoccupazione. Naturalmente, il rischio che si cela dietro il licenziamento è la possibilità di contestarlo facendo causa al datore di lavoro, il quale proprio per questo motivo quasi sempre non accorda la richiesta del lavoratore e gli consiglia di dimettersi. Inoltre, per ogni licenziamento le aziende devono pagare una tassa allo Stato.

In caso di dimissioni, è il lavoratore che decide di abbandonare il proprio lavoro e la legge prevede di fornire un preavviso, per evitare di lasciare scoperta tutto d’un tratto la propria posizione lavorativa e dare possibilità al datore di lavoro di rimpiazzarla. Laddove si dovesse lasciare in tronco il posto di lavoro bisognerà pagare una indennità al datore di lavoro, secondo un importo fissato nel Contratto collettivo Nazionale CCNL e che sarà scalata o dal Tfr o dall’ultima busta paga.

In realtà, è possibile anche lasciare immediatamente il lavoro, ma solo quando ricorra una giusta causa, ad esempio si è stati vittima di mobbing o di mancato pagamento di 2-3 mensilità.

Come dare le dimissioni

Prima di dare le dimissioni è sempre bene coprirsi le spalle con un nuovo impiego, al fine di evitare di rimanere senza alcun reddito.

Quindi, in primo luogo, come già sottolineato, nelle ipotesi standard di dimissioni occorre dare un preavviso al proprio datore di lavoro, la cui durata è indicata nel contratto nazionale di lavoro.

In secondo luogo se si è deciso di lasciare l’attuale impiego per uno diverso, allora bisogna prestare attenzione alla serietà dell’offerta ricevuta, assicurandosi che l’impegno del nuovo datore di lavoro sia realmente vincolante. Per questo è consigliabile farsi firmare una lettera di impegno all’assunzione da parte del nuovo capo.

Infine, anche se è un’ipotesi rara, bisogna controllare se nel contratto di lavoro firmato sia prevista una clausola di non concorrenza verso l’attuale datore di lavoro, per il lavori futuri. 

C’è disoccupazione per chi si dimette? Chiedi all’ avvocato di fiducia

In linea di massima, chi si dimette non ha diritto alla disoccupazione, salvo il caso di dimissioni per giusta causa perché in questa circostanza sarà l’INPS a versare un’indennità mensile di disoccupazione cd. NASpI, la cui durata varia in base ai contributi versati, ed è erogata per un massimo di 24 mesi.

Ad ogni modo, se si percepisce la disoccupazione, questa si perde con l’assunzione di un nuovo lavoro solo se il reddito annuo supera gli 8.000 euro per i dipendenti, e 4.000 euro per i lavoratori autonomi. Quindi, non è sempre vero che avere un impiego urta con la disoccupazione.

A chi rivolgersi per contestare il licenziamento? Avvocato del lavoro

Quando si riceve una lettera di licenziamento non è mai una bella notizia, a volte se lo si aspettava altre volte coglie di sorpresa. Ma non bisogna farsi prendere dal panico perché ogni provvedimento di espulsione dal lavoro può essere contestato con l’assistenza di soggetti competenti in materia ovvero:

- studi legali specializzati in diritto del lavoro;

- uffici che si occupano di vertenze sindacali.

Serviranno, però, una serie di documenti per impugnare il licenziamento e nello specifico: la lettera di assunzione, il contratto di assunzione, la lettera di licenziamento e l’ultima busta paga.

Per l’avvocato incaricato di preparare la difesa è fondamentale conoscere tutta la cronologia del rapporto di lavoro, gli eventuali provvedimenti disciplinari già ricevuti e i rapporti personali con il datore di lavoro e i colleghi.

Cercare un buon avvocato non è semplice, e spesso si commette l’errore di orientare la scelta solo sul prezzo di una consulenza, ma attenzione perché l’elemento primario deve sempre essere la preparazione giuridica del professionista e la sua esperienza in materia. Se oltre a ciò si ha anche la fortuna di trovare un avvocato economico, allora tanto di guadagnato.

Limiti al licenziamento

La normativa in materia di lavoro prevede una serie di condizioni che limitano il diritto al licenziamento, sia dal punto di vista della causa e delle motivazioni sottostanti che per quanto riguarda modalità di licenziamento e tempistiche da rispettare per il preavviso.

Rivolgersi ad un Avvocato Specializzato in Licenziamento in quest’ottica significa poter avere accesso idealmente a tutti gli strumenti che la legge offre per tutelare i propri diritti di lavoratore. Detto questo, ogni caso è a sé: distinguiamo licenziamenti individuali e collettivi, con e senza giusta causa ecc. Uno studio legale giuslavorista saprà inoltre offrire consulenza specializzata in merito ai diritti che fanno seguito al licenziamento, come ad esempio l’indennità di disoccupazione.

Attraverso questo portale è possibile cercare anche online l’avvocato esperto di diritto del lavoro che magari sia nella tua città o comunque vicino, e richiedere così gratuitamente una consulenza e un preventivo per il proprio caso specifico.

Prima di avviare una causa in giudizio per impugnare il licenziamento illegittimo occorre conoscere le spese legali da affrontare, la parcella dell’avvocato e i tempi processuali richiesti.

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