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Mobbing – Difesa avvocato del lavoro


Mobbing in malattia: consulenza avvocato

Quando si parla di mobbing bisogna fare attenzione, è vero che i maltrattamenti sul luogo di lavoro sono frequenti e che spesso i dipendenti vengono pressati psicologicamente, ma è pur vero che un semplice rimprovero del proprio capo non può essere denunciato come mobbing.

Riconoscere quando il comportamento del proprio superiore è un vero maltrattamento non è semplice e per questo si ritiene sempre opportuno parlarne con il proprio avvocato di fiducia, anche e soprattutto per capire come reagire, se si tratta di mobbing, e quali sono i tuoi diritti.

D’altro canto, non sarebbe neppure giusto far passare il proprio datore di lavoro per un tiranno senza giusta causa, quindi prima di agire è bene comprendere in che tipo di situazione ci si trova e quali sono le lesioni subite.

Cos’è il Mobbing?

Quando si pensa al mobbing ci si riferisce a dinamiche vessatorie che avvengono sul posto di lavoro. Ma, vedremo che possono verificarsi comportamenti che rientrano in questa fattispecie anche quando il dipendente non è fisicamente sul posto di lavoro.

Ad ogni modo, l’esempio classico di “lavoratore mobbizzato” si ha quando il capo chiama a tutte le ore, senza rispetto del weekend, dei giorni festivi, delle ore libere dopo che sia finita la giornata di lavoro ecc., ma più nello specifico per la Corte di Cassazione il Mobbing consiste in un “insieme di comportamenti vessatori o persecutori che si prolungano nel tempo e che sono diretti a ledere la dignità professionale e personale del lavoratore, nonché la sua salute psicofisica”.

L’effetto del mobbing, infatti, è proprio l’emarginazione e l’umiliazione del dipendente che possono realizzarsi non solo attraverso un unico comportamento ma anche a seguito di una serie di atteggiamenti che singolarmente sarebbero leciti ma che sommati tra loro creano uno stato di soggezione per la vittima.

Come riconoscere il mobbing: avvocato

Il mobbing è senza dubbio un attentato alla serenità del lavoratore, ma ci sono dei requisiti necessari affinché si possa parlare di maltrattamenti sul posto di lavoro e cioè:

- pluralità di comportamenti protratti nel tempo;

- la presenza di un intento persecutorio.

Quindi, non ci sarà mai mobbing se si tratta di un unico atteggiamento seppur illegittimo, né potrà parlarsi di lavoratore mobbizzato quando la pressione esercitata dal datore di lavoro non è volta ad emarginare il lavoratore.

Ad esempio, è sicuramente mobbing l’ipotesi in cui il capo fa continui richiami senza una vera causa, quando offende il proprio dipendente oppure quando adotta dei provvedimenti disciplinari in modo pretestuoso o ancora quando chiede di fare sempre lo straordinario ecc.

Certo che un occhio attento come quello di un avvocato specializzato in tutele dei lavoratori saprebbe subito dare delle dritte per mettere fine a queste vessazioni, ma allo stesso tempo calmerebbe la rabbia del dipendente qualora dai suoi racconti non si rilevi alcun vero mobbing da parte del capo.

Il mobbing è sempre reato?

La legge ritiene che il mobbing sia reato solo nei piccoli ambienti lavorativi, cioè in quegli ambienti in cui si crea una stretta vicinanza tra datore di lavoro e dipendenti, tale da poter dare luogo a maltrattamenti fisici o psicologici diretti.

Negli altri casi, invece, non si configura reato ma ciò non vuol dire che il dipendente non possa fare nulla per difendersi, anzi può intraprendere diverse strade:

- fare causa all’azienda per ottenere il risarcimento dei danni, mediante l’istaurazione di un giudizio davanti al giudice;

- dare le dimissioni per giusta causa e ottenere l’assegno di disoccupazione.

Quindi, tirando le somme, il mobbing di per sé è un illecito civile, ma può integrare un reato se ricorrono le circostanze sopra esposte.

Mobbing orizzontale e verticale

Spesso si sente parlare di mobbing orizzontale e mobbing verticale e la differenza è abbastanza intuitiva:

- nel primo caso si intendono tutte le vessazioni poste in essere dai propri superiori gerarchici, non solo dal datore di lavoro;

- nel secondo caso si intendono i maltrattamenti attuati dagli stessi colleghi di lavoro, che ad esempio fanno di tutto per umiliare il singolo e per emarginarlo.

È bene precisare che se il mobbing è orizzontale sarà sempre il datore di lavoro a risponderne, perché è responsabile della salute dei propri dipendenti e di assicurare un ambiente di lavoro armonioso. Dunque, bisognerà fare causa al datore di lavoro e chiedere a lui il risarcimento dei danni.

Mobbing in malattia?

Immaginiamo che tu sia a casa in malattia e il tuo capo cerca di obbligarti a svolgere alcune mansioni lavorative: puoi rivolgerti ad un avvocato del lavoro per scoprire come opporti?

La risposta è assolutamente Sì!

Ad esempio, se al lavoratore in malattia viene chiesto di lavorare, occorrerebbe sapere che non solo il dipendente a casa in malattia non deve lavorare ma non è tenuto neppure, lo hanno confermato diverse sentenze, ad essere reperibile a chiamate, messaggi, email ecc. da parte di colleghi o del capo.

Per quest’ultimo aspetto, quando possibile, subentra casomai uno spirito di collaborazione dovuto al buon senso ma è bene sapere che non si ha alcun obbligo.

Datore di lavoro non paga lo stipendio: è mobbing?

Questo è forse uno degli interrogativi più frequenti che i lavoratori pongono ai loro avvocati.

Chiariamo subito che non pagare lo stipendio non è mai mobbing, ma costituisce un illecito civile che conferisce il diritto di agire in giudizio per ottenere le buste paga arretrate, con la possibilità di dare le dimissioni per giusta causa ed ottenere così l’assegno di disoccupazione.

Quali sono i rischi per il datore di lavoro

Se il mobbing resta nell’ambito dell’illecito civile, il datore di lavoro rischia di essere condannato al risarcimento dei danni, ma oltre a ciò possono esserci delle conseguenze anche sociali nei confronti dell’azienda, perché non è certo un vanto essere citati in giudizio per mobbing.

Se invece i maltrattamenti subiti a lavoro sono tali da integrare un reato, il datore di lavoro sarà denunciato e nei casi peggiori condannato alla reclusione.

Quanto dura una causa per mobbing

Le cause per lavoro in genere non sono molto lunghe perché questi processi sono caratterizzati da poche udienze e da meno atti rispetto ad un normale processo civile. In linea di massima il tempo per ottenere la sentenza di primo grado è compreso tra 1 anno e 3 anni.

Naturalmente, la durata del processo dipende anche dalla difesa del proprio avvocato, più sarà preparato ed esperto in diritto del lavoro più ci saranno probabilità di attuare una strategia difensiva vincente.

La specializzazione degli avvocati conta molto e scegliere quello giusto non è semplice, ma oggi il web offre l’opportunità di entrare in contatto con i migliori consulenti legali anche online, come è possibile anche attraverso questo portale.

Perché cercare un avvocato del lavoro

Rivolgersi ad un avvocato del lavoro può essere utile per conoscere le prove da raccogliere e gli strumenti per far valere i propri diritti in malattia. Dimostrare di subire questo tipo di vessazioni può portare al risarcimento dei danni. Ricordiamo che l’articolo 2110 del codice civile riconosce al lavoratore in malattia il diritto ad assentarsi dal posto di lavoro e di godere di un trattamento economico adeguato.

In merito all’aspetto economico più nello specifico possono spettare, in base a quanto previsto dalla legge o dai contratti collettivi, la retribuzione a carico del datore e/o l’indennità di malattia.

In questo contesto segnaliamo anche che rivolgersi all’avvocato del lavoro durante la malattia può essere utile anche in tutti i casi di dubbi in merito all’applicazione delle recenti nuove regole in tema di reperibilità e visite fiscali. Anche chiedere continui controlli e visite fiscali può figurare, a determinate condizioni, la fattispecie di mobbing a danno del lavoratore in malattia. Sarebbe riduttivo quindi limitare la competenza dello studio legale specializzato in cause di lavoro alle fattispecie di licenziamento illegittimo.

All’interno di questo settore si individuano diversi ambiti. Molte cause riguardano proprio la tutela dei lavoratori in malattia.

Parcella Avvocato per mobbing

In genere, rispetto alle cause civili e a quelle penali, una causa di lavoro ha costi più contenuti, ma non è una affermazione che può essere generalizzata e considerata come verità assoluta.

I costi da sostenere si distinguono in fissi e variabili, tra i primi rientrano certamente le spese processuali, i costi di notifica ecc. tra i secondi quello di maggiore interesse per il cliente è la parcella dell’avvocato.

Oggi i professionisti legali sono liberi nel determinare il proprio compenso, ma in ambito lavorativo i dipendenti che si trovino tutti nella stessa condizione potrebbero rivolgersi congiuntamente all’avvocato in modo da spalmare i costi della sua parcella tra tutti coloro che decidono di avviare un’azione giudiziaria contro l’azienda o il datore di lavoro.

Occorre valutare ogni singolo caso specifico prima di giungere a conclusioni affrettate ed è opportuno chiedere in primis una consulenza legale nonché un preventivo.

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