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Parcella avvocato: se la sentenza liquida meno del compenso richiesto quanto pagare?


Parcella avvocato: se la sentenza liquida meno del compenso richiesto quanto pagare?I tempi della giustizia in Italia sono notoriamente lenti: ci sono processi che durano anni. Che cosa succede se, alla fine della causa, le spese legali liquidate dal giudice sono inferiori alla parcella inizialmente concordata tra avvocato e cliente? Il difensore può pretendere il pagamento della differenza o dovrà adeguarsi a quanto fissato dal giudice sulla base delle tariffe professionali vigenti al momento della sentenza? Su un caso di questo tipo si è espressa di recente la Cassazione con due ordinanze emesse a sette giorni di distanza l’una dall’altra. Nel dispositivo viene ribadito l’obbligo di preventivo scritto: questo evidenzia come, alla base del calcolo delle spese legali, ci sia in primis l’accordo delle parti. Cliente e avvocato possono concordare qualsiasi importo quale corrispettivo per l’assistenza giudiziale non esistendo più le tariffe minime (fatta eccezione di banche, assicurazioni e grosse società per le quali vige il divieto di non andare al di sotto dell’ “equo compenso”). Se le parti non hanno concordato un compenso per l’avvocato, sarà il giudice a farlo, appellandosi tariffe stabilite con un Decreto Ministeriale del 2014. Se sussistono entrambe le cose, è l’accordo tra le parti a prevalere. I costi identificati dal giudice vengono addebitati alla parte soccombente nel giudizio ma eventuali differenze si addebitano al cliente, anche se ha vinto la causa.

Parcella avvocato e accordo cliente: il difensore ti ha chiesto troppo?

Dunque è l’accordo tra avvocato e cliente a prevalere. A questo si aggiunga anche che la sentenza che ha liquidato le spese processuali non ha efficacia nei confronti del legale dal momento che lo stesso non è parte del giudizio. Solo l’inequivocabile ed esplicita rinuncia del legale al compenso maggiore può mettere il cliente nella condizione di pagare solo quanto liquidato dai giudici. Tale rinuncia però non si può desumere dalla mera accettazione della somma corrisposta dal cliente per spese e onorari e che potrebbe essere interpretata dal professionista come un saldo della parcella avvocato. I dispositivi sopra richiamati sono Cass. ord. n. 25992/18 del 17.10.2018 e n. 25054/18 del 10.10.2018.

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